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LA CONTRAPPOSIZIONE LUCE-BUIO NELLA FILOSOFIA TAOISTA

Bianco e nero: l’uno diventa due

Questi due colori si integrano nel simbolo del Tao, indicandoci che non c’è separazione, ma che l’uno compenetra l’altro, in un ciclo continuo, come nell’alternarsi delle stagioni. Essi sono importanti anche per la ricerca di se stessi, indicando la via per l’esplorazione interiore

Shitao, pittore e poeta vissuto durante la dinastia Qing (1642/1707), scrisse: “L’unico tratto accoglie al suo interno la totalità degli esseri. Il tratto riceve l’inchiostro, l’inchiostro riceve il pennello, il pennello riceve il polso, il polso riceve lo spirito”. Le sue parole evocano gli strenui esercizi spirituali a cui si sottoponevano gli artisti-letterati della Cina antica per cercare di ricreare nelle loro opere il ‘soffio’ originario, l’ordine cosmico e naturale dove tutto è in relazione e dove l’Uno, il Vuoto, la Potenza Creativa che tutto contiene, diventa Due, originando la coppia Yin (nero) e Yang (bianco), i movimenti opposti e complementari che consentono ogni forma di vita e secondo cui la realtà si esprime.
A_part_of_Giant_Traditional_Chinese_Painting4Infatti, per comprendere appieno il ruolo del nero nella pittura taoista bisogna afferrare e contemplare la funzione del ‘vuoto’ che compenetra tutta la cultura cinese, dalla filosofia alla pratica medica, dall’alchimia interiore alla letteratura; e guardare al bianco del foglio come al ‘vuoto’ originario, ‘puro e senza forme’ colmo del soffio dell’energia vitale (qi), un vuoto che rende possibile l’apparire, il sopraggiungere di ogni cosa. Un concetto di fertilità alla base del pensiero taoista, espresso dal filosofo taoista Zhang Zai (1020-1077) con queste parole: “Il vuoto supremo è puro, e in quanto puro è senza ostruzione è spirituale. Il contrario del puro è il torbido: il torbido è ostruzione, e l’ostruzione dà luogo alle forme”. In questo vuoto-bianco i segni prendono vita ad opera del nero dell’inchiostro che, rappresentando più la ‘vita’ che la ‘forma’, accenna alle figure e le lascia aperte “affinché il bianco, ossia il vuoto, non solo scorra dentro e fuori i loro limiti, ma addirittura sciolga a loro i contorni fino al limite della loro riconoscibilità”.

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Anche se non è un’opera cinese, richiama il bianco-vuoto taoista.

E’ un vuoto fertile e creativo che accoglie ogni possibilità di esistenza, possibilità contemplate anche dalla moderna psicologia dei colori occidentale, in cui il bianco rappresenta l’assoluta libertà, la tavola pulita, il nuovo inizio, un colore difficile che mostra una situazione difficile, ma in cui è possibile riscrivere la propria vita. Nel bianco-vuoto taoista, la ricchezza e la materialità delle forme e dei colori della natura sono ricondotte alla semplificazione e all’austerità dei contorni, in un nero a volte scintillante, altre attenuato in un grigio soffuso e delicato. Il bianco si presenta quindi come un elemento dinamico che accompagna l’osservatore verso il nero intenso dell’inchiostro, ossia verso il colore che ‘crea’, che esprime l’interiorità dell’artista, modulandosi nelle infinite tonalità dei grigi, che originano tracce ed emozioni, creando una solidarietà indissolubile tra i due colori bianco/nero.

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Nero archetipo e simbolo
Il nero dello Yin nell’antica Cina è descritto come ‘il lato in ombra della collina’ e richiama concetti collegati alle tenebre, alla notte, allo scuro, al riposo, al male, al Nord, all’Ovest, alla terra, alla morte, alla negazione e all’introversione.
Significati che si esplicitano nei caratteri che lo traducono come: xuán= nero, scuro, profondo, recondito, astruso, mistero; hēi = oscuro, tenebroso, corrotto, decadente, segreto, clandestino;
yǒu hēi = scuro, buio e tetro.
Immagini e proiezioni che derivano, come nella cultura Occidentale, dall’archetipo del nero associato ai miti della creazione dell’Universo, al Caos primordiale, rappresentato ovunque avvolto nel mantello dell’oscurità e, come in Occidente, la simbologia del nero caotico e tenebroso si allarga agli aspetti intellettuali e psichici dove rappresenta la chiusura della ragione, il lato notturno della psiche e della vita, legandosi alla morte e al nulla.

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Il simbolo del Tao, che integra il bianco (Yang) e il nero (Yin).

Tuttavia sia in Oriente come in Occidente il bianco e il nero, eliminando l’ingombro dei colori, permettono una maggiore possibilità di esplorazione interiore. Sono due tonalità importanti per la ricerca di se stessi che procedono abbracciate nel loro simbolo, una doppia spirale in rotazione, inclusa in un cerchio: la spirale nera Yin, che ha al suo interno un punto bianco (Yang), e la spirale Yang che ha al suo interno un punto nero (Yin), per ricordarci che uno ha bisogno dell’altro, espressione duale di un unica realtà. Propongono infatti una condizione inscindibile che ci ricorda che niente e nessuno può essere completamente Yin, il nero principio oscuro, passivo e femminile, o Yang, la bianca espressione del principio maschile attivo e luminoso, perché ognuna delle due forze ha la radice nell’altra e la cui unione si esprime nel Tao: il flusso vitale originario che scorre incessantemente. Questo concetto costituisce in molti casi la base dell’alchimia e della medicina tradizionale cinese.

Nero dell’alchimia e della medicina
Il nero, come colore e come simbolo, si innesta sia nelle pratiche filosofiche, sia in quelle dell’alchimia interiore e della medicina, il cui scopo principale era quello di potenziare e nutrire i ‘soffi’, ossia i principi vitali necessari per il raggiungimento dell’immortalità fisica e spirituale. In un commentario al Libro delle Mutazioni (I Ching), scritto da Wei Po-Yang verso il 124 a.C, viene confermato il legame esistente tra alchimia, filosofia e medicina taoista, tanto da poter dire che si tratta di un’unica materia celata sotto nomi differenti. Tutte e tre queste discipline erano infatti interdipendenti e collegate ai concetti di Yin (nero) e Yang (bianco), le realtà opposte e complementari la cui alternanza e compenetrazione genera la forza creatrice.
In alchimia le sostanze pure, luminose e nobili erano considerate sede dello Yang (bianco) mentre quelle impure, oscure e corrotte erano partecipi dello Yin (nero): ogni trasmutazione avveniva con la crescita dello Yang ossia con un passaggio dall’oscurità del nero, alla luce del bianco.

Nella medicina taoista il nero corrisponde al buio, al freddo e all’inverno.

Nella medicina taoista il nero corrisponde all’inverno, la stagione in cui la natura sembra sospesa e si ritira in profondità, la sua energia è profonda, il suo elemento è l’acqua che scorre invisibile nel sottosuolo; queste corrispondenze, come ci ricorda il Suwen – testo classico di medicina cinese – si allargano nella musica alla nota yu, nei suoni al sospiro, nelle alterazioni fisiche al brivido, nelle passioni alla paura, nell’incarnato alla presenza di una sindrome dolorosa, nel corpo umano ai reni, custodi dell’essenza vitale, la cui funzione è importantissima.

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Il nero corrisponde all’acqua che scorre invisibile nel sottosuolo…

E’ infatti a questi organi che, secondo la medicina tradizionale cinese, si deve la produzione dell’energia, fonte di calore per tutto il corpo umano. Una curiosità: in alcuni antichi testi i reni non vengono considerati una coppia, ma due entità separate ognuna con le sue funzioni. Quello di sinistra viene considerato a tutti gli effetti il rene, mentre quello di destra, chiamato Mingmen o Porta della Vita, viene ritenuto come la fonte del calore che si irradia in tutto il corpo. I reni quindi sono, come nella pittura a inchiostro su carta, un esempio del dialogo costante tra le forze Yin (nero) e Yang (bianco), il cui equilibrio garantisce la salute fisica.

 

 

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Fonte : https://www.karmanews.it/4777/bianco-e-nero-luno-diventa-due/

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