Eccomi, mia Dea, selvaggia come nel cerchio delle origini, spettinata dal Vento dello Spirito che cavalco con impeto e grazia.

La Sorgente ha dissetato la mia sete di conoscenza, fino a spingermi oltre la grotta dell’ignoranza. Nel tumulto dei moti emozionali, ho nuotato con la paura di dover rinunciare al Sentiero Bianco.

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Nel tumulto dei flutti delle memorie che hanno richiesto la mia costante attenzione, sono quasi affogata per ascoltare i pensieri limitanti.

Sei stata tu a richiamarmi alla responsabilità di agire con coerenza e forza.

Sei stata tu a ricondurmi a te, ogni volta che cadevo, mi facevo male, mi strappavo nel dubbio tra mente e cuore.

Oh mia Dea, non so bene cosa tu sia. Non conosco i lineamenti del tuo viso, qualora tu ne avessi uno. Non so se hai una forma, un colore, una identità.

Ciò che so, ora, è che la vera conoscenza è sapere di non sapere, di essere uno con il Sentire che sgorga dal Sacro Cuore, che ha la consistenza di una carezza amorevole, di un velo sottile così dolce che alcuna metafora può raccontare.

Sei negli alberi, nel ruscello, nella terra fangosa dopo il temporale.

Sei tra i fili di erba, nei petali della rosa canina, nell’ululato del lupo impaurito.

Sei nella sabbia bollente di mezzogiorno, nelle asperità delle rocce di montagna.

Eccomi, mia Dea, selvaggia nel cerchio delle origini, infuocata dal raggio di mio padre Sole, che accolgo come un amante atteso da una vita.

La Sorgente ha acquietato la spinta alla ricerca, fino a spingermi a diventare il centro della Galassia. Nell’apparente immobilità della materia, ho gridato di paura di fronte alle mie Ombre.

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Nel moto rallentato del corpo fisico, ho pianto lacrime amare per accompagnare i dolori antichi.

Nella paziente attesa del ciclo finale, ho scalpito come un giovane toro che scarica l’energia.

Sei stata tu a darmi la forza di osservare, discriminare, tentare e ritentare.

Sei stata tu a darmi il coraggio di essere me fino in fondo e di inchinarmi umilmente di fronte al mistero del Grande Architetto Celeste.

Oh, mia Dea, non so bene chi tu sia. Ai miei occhi assumi le sembianze degli Antenati, degli Spiriti del bosco, delle movenze delle Ondine e delle Silfidi. Hai la voce degli Angeli e il timbro dell’acqua profonda.

Eccomi, mia Dea, selvaggia nel cerchio delle origini e pronta a fare il Grande Passo del Ricongiugimento.

Nuda, mi presento all’altare della Vita.

Innocente, consegno i miei sospiri al Cielo.

Selvaggia, dono il mio orgasmo in onore di Lilith e Adamo ritrovati.

Sei stata tu a condurmi qui, in questo spazio di gioia infinita.

Con te sono, sarò per sempre, la voce selvaggia del rito che torna alla Terra.

Con te sono, sarò per sempre, il corpo selvaggio che danza per onorare il tuo nome: VITA.

Così è.

 

Manuela Forte

4 giugno 2018

Fonte : https://www.facebook.com/manuela.forte.77

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