Se entriamo in osservazione, l’energia del nuovo mondo sembra voler comunicare qualcosa di molto preciso: adornare gli occhiali multidimensionali e lasciarci condurre nella sperimentazione dell’autenticità, poiché nei secoli, pochi hanno appreso il vero senso della bontà, manifestato troppo spesso come ”buonismo”, un falso altruismo nutrito dagli impulsi di salvare e rimediare, dai sensi di colpa, per moralità o per la paura di dire “no” davanti a chi abbiamo ceduto il nostro potere personale.

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Anche l’ombra è stata mal compresa e vissuta scorrettamente. Negata, repressa e giudicata come l’aspetto infame dell’essere umano, oggi, ci troviamo davanti all’opportunità di vivere entrambi, sperimentarli fino in fondo, senza pudore e senza paura, con presenza e priva di giudizio, in qualunque forma o intensità che si presentano—un impegno inconcepibile se continuiamo ad indossare gli occhiali dualistici mentre guardiamo il mondo dal buco della serratura!

Da questa prospettiva restrittiva, si percepisce le due forze come antagoniste. In netta divisione, senza trovare mai un punto d’incontro, appaiono come entità separate con proprietà distinte, che agiscono come oppositori che respingono, piuttosto che opposte che attraggono. Cosi, l’armonia tra le opposte è assente, i “due” non s’integrano diventando “uno”, ma in fin dei conti come potrebbero? Questo non è un errore della mente, l’oscillazione perpetua è la sua funzionalità.

Uno squilibrio tra la testa e il cuore è evidente più che mai. Nel secolo scorso, Einstein descrisse questa follia umana dicendo:

La follia sta nel fare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.

Applicando questa perla di saggezza alla nostra epoca, pone l’accento sulla realizzazione di risultati diversi, se comprendiamo una semplice verità—per vedere un mondo nuovo bisogna guardare con occhi nuovi, altrimenti siamo destinati alla rigidità mentale o meglio—alla follia.

Ricordiamo che questo passaggio attuale è una purificazione che richiede: maggiore radicamento, più silenzio, meno frenesia nel agire, e una stabilità emotiva che ci ancora a terra mentre ci spogliamo definitamente dei costumi di scena in favore dell’autenticità, perché denudati dalle nostre strategie di difesa, ritorniamo come mamma ci ha fatto—nudi e veri.

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Nell’ultimo anno ho scritto molto sulla sovranità del Sé e la necessità di sviluppare l’intelligenza emotiva in sincronicità con la nostra età anagrafica. Ora, intuisco un’urgenza di fare inversione a “U”, ossia, ancorare e incarnare maggiormente il cambiamento dentro, portando più attenzione alle proprie re-azioni e lamenti,investendo più energia nella vera essenza e la sua espansione, piuttosto che rimanere catturati e fissati con le contrazioni (dolori) provocati dai comportamenti discutibili altrui e dalle ingiustizie nel mondo.

Senza chiarezza, è faticoso comprendere dove siamo sul nostro cammino. Tuttavia, se vogliamo calcolare la nostra altezza, prendiamo un metro. Se vogliamo controllare il peso corporeo, la bilancia è lo strumento di rilevamento, ma se vogliamo quantificare il rialzamento della nostra frequenza vibrazionale qual è lo strumento di misura?

Un rialzamento vibrazionale porta una maggiore centratura (presenza) verificabile come:

  • Godere di una buona salute psicofisica
  • Mantenere alta l’energia vitale
  • Evitare le cose che ci sottraggono energia
  • Assumere le proprie responsabilità invece di giustificarle e proiettarle sugli altri
  • Riappropriare del potere personale per essere padroni di noi stessi
  • Cessare di giudicare noi stessi e gli altri
  • Perdere la voglia di lamentarsi
  • Accettare le situazioni che non possiamo cambiare

Questi sono alcune caratteristiche presenti quando raggiungiamo una frequenza vibrazionale più alta, ma la domanda pertinente è: Nel momento in cui accadono situazioni che scuotono lo status quo, siamo in grado di mantenere gli attributi elencati sopra, oppure, permettere agli eventi che scappano al nostro controllo di fungere come terreno fertile per la crescita interiore, o ci affondiamo nell’oblio della mente perdendo completamente la presenza?

E’ proprio qui che il nuovo mondo gioca un ruolo fondamentale, perché è un trampolino di lancio, uno strumento di rilevamento, sia per misurare dove siamo sul cammino, sia come opportunità di espandere la coscienza, nonostante tutto intorno a noi appare in contrazione. Mi viene in mente una frase che diciamo in Inglese: If you can’t feel it, you can’t heal it. Che si traduce in: Se non riesci a sentirlo, non puoi guarirlo.  

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Non è tramite un mondo benevolo e giusto che un ricercatore della verità è messo alla prova, ma nelle situazioni di scomodità. E’ una questione di Re-azione versus Risposta, o meglio, è il modo in cui agisce una persona davanti all’avversità che mostra dov’è nel suo cammino.

Viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo (Giovanni 17, 14). Parole, seconda i teologi, che significano che la nostra vera vita non è qui sulla terra. Siamo qui nel mondo della materia, ma non è questa la nostra casa, perciò non è qui che dobbiamo cercare la felicità, ma nel regno di Dio.

Senza mancare di rispetto a nessuno, noi siamo qui, adesso, incarnati nella materia ora. Non è la promessa di un futuro migliore che ci farà crescere e evolvere, bensì, vivere la regola di “NEL ma non DEL”, ossia, vivere nel mondo dualistico e materiale governato dal tempo lineare, senza essere del mondo, vivere tramite il cuore senza tempo che segue la legge dell’uno multidimensionale.

Se accolto cosi, questo nuovo mondo, ancora incompreso, non appare più come un’unica contrazione interminabile senza fine, bensì come un’iniziazione. Siamo a quel punto di tensione perfetta, quando le forze opposte sono presenti simultaneamente.

Pienamente emersi in un processo colossale d’espansione indefinibile, non codificabile, per non dire: completamente sconosciuto al uomo. In più, l’espansione far male, più degli stessi dolori delle contrazioni; perché giudicata e interpretata dalla mente moralistica con la sua logica lineare che detta: il dolore è male mentre l’assenza di dolore è bene.

Cosi però, manchiamo completamente il bersaglio, perdiamo il semplice, ma potente, messaggio del cuore senza tempo. la purificazione non è sofferenza, è rinascita. E’ vita nuova! Alla fine, è una questione di dimensioni—il dualismo della mente versus  la multidimensionalità  del cuore.

A noi la scelta quale occhiali indossare.

Caroline Mary Moore

Fonte : http://www.dalleclissedellesserealmisterodelvuoto.com/2018/05/20/la-visione-multidimensionale-vivere-nel-mondo-senza-del-mondo/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork

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