“Un giorno la paura bussò alla porta. Il Coraggio andò ad aprire e non trovo’ nessuno” 

Martin Luther King

Per lungo tempo le mie paure si sono sedute a tavola con me.

Le ho nutrite e sfamate dando loro tutto ciò che mi chiedevano. Senza fare domande. Ero come una marionetta nelle loro mani. Piombavano in casa mia con arrogante presunzione e mi scrutavano con saccente aria di sfida. Facevano sempre un gran casino. Lanciavano posate e rompevano bicchieri, si divertivano a farmi dispetti e a sporcare ovunque. Mettevano perfino le mani nel mio piatto per rubarmi il cibo. Alle volte restavo letteralmente paralizzata. Altre invece in preda all’esasperazione mi ribellavo e lottavo. Lottavo, piangevo e poi mi nascondevo pregando che finissero la loro opera di devastazione il prima possibile. Tutto inutile. Non riuscivo né a fermare né a contrastare il loro impeto. Erano oltremodo violente e troppo più forti di me. Ovunque andassi mi seguivano. Erano tanto potenti oltre che veri e propri giganti ed io a confronto mi sentivo piccola come una pulce.

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Poi quando finalmente se ne andavano mi adoperavo per pulire e riordinare quel disastro. Tra le lacrime e la rabbia, lo sconforto e la tristezza. Ogni volta una battaglia. Il finale sempre lo stesso. La devastazione. Ed io mi ritrovavo esausta e senza forze.

Un giorno però agii diversamente. All’ennesima entrata in scena delle mie paure rimasi seduta al mio posto a guardarle. Senza muovere un muscolo. Le osservai attentamente come mai avevo fatto prima. Erano sempre loro le riconoscevo. Stesso “abito”, stesse “usanze”. Quella volta lasciai che facessero il loro teatrino senza intervenire. Senza dimenarmi.

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Senza dargli alcuna importanza. Coi vestiti scuri e la solita irruenza mi danzavano intorno avvicinandosi sempre più per attrarre la mia attenzione. Per suscitare una mia reazione. Ma io niente. Continuai a mangiare non lasciando che invadessero il mio spazio. Nessun banchetto dura in eterno in fondo. Come sempre cercavano di istigarmi e di nutrirsi della mia energia ma non quel giorno. Quel giorno non glielo lasciai fare. Quel giorno rimasi ad osservarle senza intervenire. Senza cadere nella loro “trappola”. Prima o poi si sarebbero stancate ne ero sicura. Prima o poi mi avrebbero lasciata in pace.

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Quando si rimane distaccati nell’osservazione si vedono le cose per ciò che realmente sono. Nessuna illusione. Nessuna idealizzazione. Nessun fraintendimento. Nessun coinvolgimento. Nulla si aggiunge e nulla si toglie alla realtà che semplicemente è e appare senza veli davanti ad uno sguardo vigile, attento e imperturbabile…

Fu allora che Vidi.

Ero io che le invitavo ogni volta. Le mie paure altro non erano che l’emanazione delle parti distruttive di me stessa. Frammenti bui della mia personalità nate chissà dove e chissà quando. Erano grandi e forzute perché io le vedevo in questo modo e avevano il potere che io gli davo. Ma soprattutto vidi quanto grande fosse l’occasione che avessi davanti agli occhi e di cui non mi ero mai accorta. In esse si celava il motore della mia evoluzione. Tutta.

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Allora Alzai lo sguardo.

Davanti a me la tavola era totalmente sotto sopra. Ovunque regnava il caos ma non dentro di me. Il mio essere era avvolto da un senso di pace nuovo e sconosciuto. Mi sentivo quieta. Stanca ma incredibilmente serena.

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Le paure lentamente iniziarono a dissolversi nell’aria come fumo fino a scomparire. Una nuova luce accecante inondava quello spazio. Chissà se torneranno ancora pensai tra me e me. Ma non m’importava. Le avrei accolte facendole accomodare ancora una volta alla mia tavola e avrei mangiato in loro compagnia. Le mie paure non mi facevano più paura. Erano il solito film con la trama di sempre. Erano il film della mia mente. Ero io ad averle create dunque solo io potevo cancellarle come si fa con uno scarabocchio…

E ora lo sapevo.

Alessandra Ruta

Fonte : https://sultettoconale.wordpress.com/2019/10/15/

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