di Sara Surti
Il NON DETTO, e LE ACCUSE sono i due atteggiamenti che più rovinano le Relazioni.
🎈Il Non detto: sono quelle parole che teniamo dentro, che non comunichiamo all’altro quando ci sentiamo feriti, o delusi da suoi atteggiamenti che deludono in qualche modo un’aspettativa.
Che sia un’amica che dice quella parola con quel tono particolare da risuonare con le nostre emozioni in modo spiacevole.
O un partner che non è presente come vorremmo, e centomila altri esempi .
➡️Quando anziché comunicare quella frustrazione, scegliamo di tenerla dentro, si crea “un accumolo” che poi va a sommarsi.

🪄E soprattutto in quei momenti non siamo più realmente aperti verso l’altro ma iniziamo ad esserci a metà: una metà che ancora ha spazio di fiducia nel rapporto, una metà che va in chiusura, in protezione e in giudizio: in reazione dalla Ferita di Ingiustizia che contiene anche le altre, e si sposta il rapporto in una dimensione di falsità.
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➡️La prima reazione quando siamo delusi puo essere chiuderci e non parlare. Dimenticandosi che a volte si parla semplicemente utilizzando due linguaggi diversi, e che se si ha la forza di dichiarare il proprio percepito, l’altro ha la possibilità di spiegarsi e di conoscerti.
Ci relazioniamo in ogni istante con l’altra persona attraverso il filtro del nostro vissuto. E viceversa.
🔥Ci sono rapporti di “alta compatibilità ” ovvero quelli che fluiscono e in cui gli atteggiamenti stimolano poco le ferite reciproche.
Ci sono rapporti, in cui invece, i due modi diversi di vivere la relazione, porta la stimolazione di ferite e se non ci si da la possibilità di confronto il rapporto non ha molta possibilità di proseguire per lo meno in modo non tossico.
🔥Parlare e dire ciò che si sente
è propria responsabilità personale. Delegare all’altro il dovere di comprenderci fa parte di atteggiamento infantile.
🔥🔥Ma come COMUNICARE?
Perché il rischio è far entrare nella Relazione l’altra polarità: L’ACCUSA.
“Tu hai fatto”
” tu sei…”
Lo vedi,anche se invisibile, il dito puntato che trapela da questa modalità di dialogo?
L’altro non potrà che andare in difensiva, e chiudersi. Perché percepirà l’attacco, la critica, il giudizio.
Quel tipo di comunicazione è partorito dalla Vittima non potrà mai essere costruttivo.
🪄Altro errore immenso: analizzare l’altro.
L’unico dovere è quello di analizzare se stessi quando si attiva una dinamica.
Altrimenti si entra nel ruolo genitoriale o del ” terapeuta ” e questo crea uno squilibrio enorme. Oltretutto la capacità di analisi molto spesso entra in gioco come strumento di potere dell’ego e delle ferite, in una relazione.
🔥un esempio di modalità di comunicazione empatica e costruttiva è:
●Chiedere innanzitutto se l’altro ha lo spazio per parlare in quel momento.
(Non puoi decidere solo tu se è il momento giusto, quando si parla con il cuore non si vomita e quindi non c’è urgenza. Rispetto è chiedere se l’altro ha spazio”)
●Parlare con questa frequenza:
” quando tu fai così…io mi sento così…
a me arriva cosi…”
L’altro avrà la possibilità di mettersi nei tuoi panni.
E si può aprire un confronto sui relativi punti di vista e di percepito.
Sui rispettivi modi di vivere quel tipo di relazione
(Lavorativa, di coppia, genitore figlio, amicizia ecc).
Si avrà modo di comprendere se c’è spazio di crescere insieme.
E se le modalità di vivere la relazione possono trovare un punto di incontro.
🪄La dura verità è che a volte non basta l’Amore.
🔥Quando c’è troppa diversità, data da due storie che si incrociano in modo tale da creare un campo proiettivo costante dove per far fluire il rapporto uno dei due o entrambi deve costantemente entrare nel sacrificio di sè, ed invece di fluire più giorni nella leggerezza, rispetto ai giorni di conflitto, il rapporto diventa TOSSICO.
🪶Essere adulti significa anche dire
“Ci amiamo, ma non può funzionare.”
E restare con quell’amore nel cuore
senza giudizio
con la forza di lasciarsi andare.
So che non profuma di fiaba questo epilogo, e infatti il bambino interiore è la cosa che più fa fatica ad accettare. Ma di fronte non c’è un genitore da cui non “bisogna lasciarsi mai”, ma c’è un adulto di fronte ad un altro adulto.
Ed essere adulti significa anche sapersi salutare con Coscienza.
Sara Surti
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