di Maddalena Premuti Bonetta

Ascoltare sembra così facile eppure non lo è, allo stesso tempo è davvero naturale e semplice…
L’arte dell’ascolto è di inestimabile valore, sia per quanto concerne l’auto ascolto, sia per quanto riguarda il riuscire ad ascoltare gli altri. Il primo è la base su cui veramente si può instaurare il secondo.
Cosa vuol dire ascoltare se stessi? Vuol dire riuscire a sentire coscientemente tutte le sensazioni ed emozioni (piacevoli o meno) che scaturiscono in noi; vuol dire poter riuscire a mantenere una connessione tra ciò che si percepisce e ciò che si fa, dove molte volte invece accade l’opposto: si sentono delle cose, ma vengono subito ignorate, messe da parte, rimosse e si agisce bypassando l’elaborazione cosciente degli stimoli che si percepiscono in quel momento.
Ascoltare un’altra persona solleciterà spesso delle nostre parti, più o meno coscienti, più o meno felici o doloranti. Ecco che, se stiamo attenti e siamo presenti a noi stessi, grazie all’ascolto verso un’altra persona avremo anche la possibilità di conoscerci meglio e vedere cosa accade dentro di noi quando certe tematiche vengono attivate dalle parole dell’altro.
Quando ci troviamo in un dialogo, e il nostro interlocutore ci sta raccontando di sé è importante riuscire ad ascoltarlo veramente e allo stesso tempo trasmettere la sensazione all’altro di essere effettivamente ascoltato.
Come fare? Qui di seguito elencherò alcuni punti e passaggi per riuscire ad ascoltare e a far sentire l’altra persona ascoltata in varie situazioni:

  • non interrompere l’altr* quando parla dandogli/le così modo di raccontarsi completamente

  • non dare consigli quando questi non sono esplicitamente richiesti

  • non dare nemmeno commenti personali del tipo: penso dovresti fare questo o quello…se fossi in te farei così… etc etc

  • non cercare di risolvere o riparare il problema che ci viene raccontato

Quando l’altra persona ha terminato di raccontarsi possiamo:

  • validare ciò che ci viene raccontato, senza sminuirlo in nessun modo

  • se non comprendiamo alcune cose possiamo chiedere gentilmente ulteriori chiarificazioni, questo fa capire alla persona che ci stiamo veramente interessando a lei e al suo problema, stiamo cercando di comprenderlo e di riconoscerlo

  • ringraziare di aver condiviso con noi parte della sua intimità e vulnerabilità

  • porre attenzione su ciò che la sua narrazione scatena in noi: se sentiamo che tocca alcuni nostri punti dolenti è bene individuarli e riconoscerli, senza giudizio alcuno, in modo che non siano loro a farci rispondere/e reagire automaticamente nella conversazione che stiamo avendo.

     

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  • Nel caso questo dialogo avvenga tra noi e un nostro caro e la situazione ci coinvolge direttamente possiamo
  • chiedere se e cosa possiamo fare per lei/lui

  • ricordargli che se lo vorrà noi saremo disposti ad ascoltarlo/a.

Poche persone sanno davvero ascoltare poiché nessuno in primis li ha mai ascoltati, quindi non solo non hanno imparato da nessuno come si fa, ma hanno costruito una grossa corazza per far fronte al dolore del non essere stati ascoltati.
Questo è un mondo che giudica, va di fretta, procede per parametri pre-costituiti dimenticandosi quanto sia importante e prezioso ascoltare ciò che ci circonda, ascoltare noi stessi, e ascoltare gli altri. Si dà voce alle nostre parti interne, si scoprono panorami nascosti, e si aprono nuovi mondi.

Vorrei qui ora condividere una pratica piacevole per esercitare l’ascolto e l’osservazione che ho scoperto recentemente per “caso”.
Come spesso accade la Natura riesce a prenderci per mano e a farci entrare in mondi e dimensioni ben diverse dalla vita normativa sociale quotidiana alla quale la maggior parte delle persone è abituata.
La meraviglia e la curiosità sono nostre alleate: lasciamo che accada e non forziamo il processo….quando vediamo qualcosa, qualche animale o qualche rumore particolare durante una passeggiata in natura (o anche nel nostro giardino, o un parco) fermiamoci, sediamoci nel bosco se possiamo, e cerchiamo di guardare dove va l’animale, i suoi movimenti o cercare di sentire da dove proviene il rumore che abbiamo appena colto. Subito la mente farà silenzio, senza nemmeno averglielo chiesto!
Una dolce pace ci pervade, e più rimaniamo in questa contemplazione curiosa e attiva, più riusciremo a scorgere altri movimenti di altri animali selvatici e rumori tra le foglie: stando fermi per abbastanza tempo diventiamo parte integrante del bosco e loro non cercheranno di evitarci. Merli, falchi, ghiandaie, serpenti, lucertole, scoiattoli, farfalle, libellule.. osserviamo e accogliamo.
La vista si acutizza istintivamente, e con essa l’udito; i sensi si ampliano e così il nostro io si espande e si mescola dolcemente con tutto l’ambiente circostante naturale.
Basta la meraviglia a far tacere il chiacchiericcio interiore che copre la voce della nostra anima.
Quando lo desideriamo, dopo un certo tempo di ascolto e osservazione, possiamo chiudere gli occhi e rivolgere lo sguardo verso la nostra interiorità. Lasciamo che sia, e ciò che emergerà sarà esattamente ciò che in quel momento richiede di essere ascoltato e visto. Molto probabilmente sentiremo la nostra essenza più profonda e naturale, che finalmente accolta, ascoltata e vista respira all’unisono con noi, la Foresta e i suoi abitanti.
Siamo tornati a casa.

Fonte : https://maddalenapremutibonetta.com/blog/larte-di-ascoltare

Illustrazione  di Khoa Le

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