L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Ai confini della realtà: Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, è il lettore a deciderlo.

Quello che segue, è un articolo del dottor Bernard D. Beitman sulla Scienza della sincronicità e serendipità. Bernard Beitman è professore presso l’Università della Virginia ed ex preside del reparto di psichiatria dell’Università del Missouri-Columbia. Nel suo percorso accademico, il professor Beitman ha incontrato diverse coincidenze che hanno suscitato il suo interesse di scienziato, facendogli iniziare un percorso di studi interdisciplinari su questi particolari fenomeni. Attualmente, il dottor Beitman è il primo psichiatra, dopo Carl Jung, ad aver realizzato un saggio importante (intitolato ‘Connecting with Coincidences’) sul fenomeno della sincronicità.

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Il termine ‘sincronicità’ ci arriva dallo psichiatra Carl Gustav Jung, e letteralmente significa ‘cadere insieme nel tempo’. La sincronicità descrive la sorpresa che si verifica quando un pensiero nella mente si riflette in un evento esterno, senza che vi sia alcuna connessione causale apparente. È un tipo di coincidenza significativa, e le riflessioni mosse da Jung a riguardo sono state un importante passo storico sulla strada verso lo sviluppo della ‘Scienza delle Coincidenze’.

Da quando ho sviluppato la Scienza delle Coincidenze, ho sempre guardato all’utilità di queste ultime. Ora analizzo il ruolo che la gente ha nel creare le proprie coincidenze. Mentre precedentemente plasmavo questo astratto, da filosofia a scienza più solida, il suo tocco magico non si è mai perso in me. In realtà, è proprio da quella sensazione trascendentale – creata dalle coincidenze – che ho iniziato la mia ricerca. Penso che in certa misura questo caso valga per tutta l’esplorazione scientifica.

Durante i miei ultimi vent’anni di vita sono stato come un bambino che ha trovato un tunnel che porta a una nuova e strana terra, che soltanto pochi hanno visitato. Si tratta della ‘Foresta della Coincidenza’. Come fossero nuove specie di uccelli, alberi e piante, lì vi erano tutti i tipi di coincidenze. La magia risuonava in quel luogo. Ho cominciato a descrivere e categorizzare. Tornavo di corsa attraverso il tunnel per raccontare agli altri quello che avevo visto. La maggior parte di loro non sapeva di cosa stessi parlando. Forse non descrivevo le cose abbastanza bene. Poi ho trovato Jung e altri scrittori che parlavano di questi eventi che loro chiamavano ‘sincronicità’ o ‘serendipità’.

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Jung ha notato la magia delle coincidenze, ma ha prestato poca attenzione alla loro potenziale utilità. Egli si è concentrato soprattutto su quegli aspetti che trascendono le preoccupazioni dell’ego umano, ma non ha esaminato il ruolo che noi svolgiamo nella creazione delle nostre coincidenze. Jung una volta ha scritto di una seduta di terapia nella quale ha utilizzato una coincidenza significativa per contribuire al cambiamento di una paziente. Vorrei riassumere l’esperienza di Jung, e (con l’aiuto del noto studioso junghiano Roderick Main) analizzarla come punto di partenza per esplorare le coincidenze.

JUNG APRE LA FINESTRA DELLA COINCIDENZA

Una giovane donna di alta educazione e contegno entrò nell’ufficio di Jung. Jung vide che la ricerca della donna per il cambiamento psicologico sarebbe stata condannata a meno che lui non fosse stato in grado di ammorbidire il suo guscio razionalista con «una conoscenza un po’ più umana». Jung aveva bisogno della magia della coincidenza. La richiedeva e cercava di trovarla attorno a sé. Così è rimasto attento alla giovane donna, sperando che qualcosa d’inaspettato e irrazionale venisse fuori.

Mentre lei descriveva uno scarabeo dorato – un costoso pezzo di gioielleria – che aveva ricevuto in sogno la notte prima, Jung sentì un picchiettare sulla finestra. Quando guardò vide un luccichio verde-oro. Jung aprì quella che era la finestra della coincidenza, e prese lo scarabeo che volteggiava nell’aria. Il coleottero, molto simile a quello d’oro, era proprio quello di cui aveva bisogno, oppure ciò di cui lei aveva bisogno.

«Ecco il tuo scarabeo», disse alla donna, mentre le porgeva il legame tra i suoi sogni e il mondo reale.

CHE COSA SIGNIFICA?

Jung ha visto la necessità di una ‘comprensione umana’ per sfondare attraverso la resistenza della paziente verso il suo trattamento. Anche se non è chiaro ciò che significasse per Jung questa ‘comprensione umana’, possiamo dedurre che ciò contrastava con l’eccessiva razionalità che Jung diceva caratterizzare la paziente. È chiaro che egli vedeva la coincidenza come un modo per raggiungere il proprio obiettivo terapeutico. Roderick Main, studioso dello psichiatra svizzero, una volta ha detto: «Nella visione di Jung, la sincronicità fa ciò che la persona stessa non può fare, ma che lei stessa sa che deve essere fatta. In un certo senso, lui la aggiungeva alla sua tecnica, ma non alla sua conoscenza».

Nei miei studi sulla coincidenza, ho scoperto che la creazione della coincidenza favorisce la mente preparata. Spero di aiutare la gente nel trovare con maggiore frequenza delle coincidenze che possano essere utili alle loro vite, proprio come Jung è stato in grado di fare qui.

Main ha detto: «Questo stato di speranza nell’imprevisto da parte di Jung ha costituito la componente psichica interna della sincronicità, mentre la componente fisica esterna è stata quel “qualcosa di inaspettato e irrazionale” manifestatosi in forma di scarabeo».

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Durante le sessioni di psicoterapia, è comunemente inteso che i terapeuti non rispondono al telefono, né rispondono se qualcuno bussa alla porta (se non in condizioni particolari). Ai tempi di Jung, le regole del comportamento terapeutico erano molto meno chiare e determinate. Jung rompeva il modello della routine terapeutica e del pensiero del paziente, faceva notare Main. Anche io ho scoperto che allontanarsi dalla routine può aiutare la gente a incrementare la frequenza di coincidenze utili nella loro vita.

«Esistono un sacco di indicazioni sul fatto che Jung non avesse sempre aderito all’analisi della ‘astinenza’ che oggi potrebbe caratterizzare un’analista», ha detto Main. «Lui ha raccontato di aver cantato a un paziente una melodia che gli passava per la testa durante la seduta e, in un altro caso, di aver mostrato a un paziente un libro dalla sua libreria. Sembrava facesse qualsiasi cosa che intuiva potesse essere terapeuticamente efficace».

Jung ha dichiarato che la coincidenza aveva rotto la resistenza della paziente, e il trattamento è stato quindi continuato con risultati soddisfacenti. Non ha poi rilasciato ulteriori dettagli del trattamento o dei risultati: l’implicazione è che questo intervento sia andato per il meglio. Questa idealizzazione del processo terapeutico è più come una fiaba che come qualcosa del mondo reale. Il ‘come’ di questo effetto magico non è spiegato. Attraverso gli studi delle coincidenze, possiamo arrivare a capire il ‘come’ in modo più chiaro.

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«Anche io ho visto questa caratteristica fiabesca nel racconto di Jung», ha detto Main. «In questo contesto è interessante ricordare che le favole (e i miti) a volte sono stati considerati come risposte a eventi anomali. La psicologia di Jung nel suo complesso fornisce un quadro per estrapolare come la sincronicità con lo scarabeo abbia avuto dei ‘magici’ effetti benefici».

Proprio come Jung è stato determinante nel far emergere la coincidenza dello scarabeo, lo è stato anche nel portare l’idea della sincronicità al mondo. La sincronicità è come lo scarabeo d’oro, che ci è stato consegnato con aria di grande mistero, con la magia di una fiaba.

Articolo in inglese: ‘How We Could Use Coincidences in Psychotherapy: Jung’s Scarab’

Fonte: http://epochtimes.it/n2/news/come-potremmo-utilizzare-le-coincidenze-in-psicoterapia-lo-scarabeo-di-jung-2581.html

 

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